"Gregorio XIII comprò Sora dal Duca di Urbino per il figlio Don Giacomo Boncompagni: né discendente di Papa ebbe mai più leggiadro possesso". Così il Gregorovius ricorda nei suoi "Viaggi per l'ltalia" una visita a Sora.
La Storia del Castello
Il Castello di Isola del Liri, oggi
monumento nazionale, è uno dei complessi
architettonici tra i più imponenti e meglio
conservati di tutta la Provincia di
Frosinone.
Esso sorge su un masso di travertino che
sbarrando il corso al fiume Liri lo costringe
a dividersi in due rami e a formare le
famose cascate, la più nota Cascata
Verticale a sud e la non meno suggestiva
Cascata del Valcatoio o Cascatelle ad ovest;
entrambe alte 27 metri ed aventi la
particolarità di essere le uniche al mondo a
precipitare in un centro abitato.
Le prime notizie del castello dell'Isola
risalgono al 1004 quando i monaci di
Montecassino trasformarono alcune rozze
costruzioni ivi presenti in luogo di
preghiera e di pace dopo averle ricevute in
dono da tale Raniero.
Nel periodo successivo i luoghi dovettero
servire da rifugio per le popolazioni rurali
con il loro bestiame in occasione delle
scorribande di turchi e saraceni che
risalivano il fiume in cerca di prede.
Per avere ulteriori notizie storiche del
castello bisogna attendere il XV secolo. In
questo periodo lo stato sorano, allora
dipendente dal re di Napoli, ebbe prima
l'investitura di contea e quindi di ducato.
Il primo duca che fissò stabilmente la sua
residenza nel castello dell'isola fu
Leonardo Della Rovere, nipote del Papa
Sisto IV e marito di Caterina figlia
bastarda del re di Napoli Ferdinando I
d'Aragona. A quel tempo il castello
doveva consistere unicamente nell'attuale
lato nord sottostante alla torre. Alla morte
di Leonardo il ducato passò al fratello
Giovanni imparentato con Federico da
Montefeltro Duca di Urbino. Sotto
Giovanni Della Rovere il Castello fu sede di
una famosa congiura di baroni abruzzesi
contro gli Aragonesi e a favore degli
Angioini (5 Agosto 1496) per portare sul
trono di Napoli i francesi al posto degli
spagnoli. Tale congiura fu poi soffocata nel
sangue e l'unico a sopravvivere fu proprio
Giovanni Della Rovere.
I Della Rovere rimasero nel castello fino al
1579 anno in cui Papa Gregorio XIII
comprò l'intero ducato di Sora anche per
adeguare il censo del figlio Jacopo a quello
della di lui moglie Costanza dei Conti
Sforza di Santa Fiora. Il prezzo pagato fu di
100.000 scudi "di oro in oro" e
l'avvenimento fu festeggiato in Roma in
forma solenne. Jacopo fu investito "Duca di
Sora et Duca di Arce" il 19 Aprile 1580.
Successivamente il ducato fu ampliato con
l'acquisto dello stato di Arpino di cui
facevano parte Aquino e Roccasecca dai
Marchesi d'Avalos per il prezzo di 243.000
ducati il 18 Marzo 1583. Apartire da Jacopo
Boncompagni il Castello fu ampliato ed
abbellito, spesso in occasione deimatrimoni
dei successivi Duchi,e traccia dei fautori dei
vari interventi può leggersi sugli architravi
dei diversi portali che indicano il nome del
Duca di turno e spesso l'anno dell'opera.
All'ascesa e al consolidamento della famiglia
Boncompagni contribuirono sicuramente i
matrimoni con alcune delle più potenti e
ricche nobildonne italiane.
Così come i nomi dei Duchi furono iscritti
sui portali, gli stemmi delle diverse famiglie
imparentate trovano ospitalità nelle fasce
decorative e negli stucchi che ornano il piano
nobile del Castello.Troviamo quindi i leoni
rampanti al ramo di cotogno degli Sforza, le
scarpette a scacchi degli Zapata, lo scudo
dentato dei Ruffo, l'aquila e il leone dei
Gallio, nonché tutte le imprese di casa
Boncompagni.
Tornando a Jacopo Boncompagni, questi
pose stabile dimora nel Castello dell'Isola
solo dopo la morte del Pontefice suo
padre, avvenuta il 10 Aprile 1585.
II° Duca di Sora fu Gregorio al quale
successe Giacomo, morto celibe a Napoli
di vaiolo nel 1636. IV° Duca fu Ugo.
A lui successe ancora un firegorio,
vedovo di Giustina Gallio, che per nozze
con Donna Ippolita Ludovisi,Principessa
di Piombino, aggiunse al proprio
cognome quello dei Ludovisi.
Sua erede e VI° Duchessa di Sora fu la
figlia Maria Eleonora che sposando lo zio
Antonio Boncompagni ristabilì la
continuità del casato. Il loro primo figlio
Gaetano fu dunque il VII° Duca di Sora.
Questi sposò Donna Laura Chigi poco
amante della Ciociaria e più incline a
vivere nel romano Palazzo Sora.
L'VIII° Duca di Sora, Antonio Maria,
amò ancor meno la terra isolana cosicché,
prima per motivi fiscali, poi forse anche
per via degli echi della Rivoluzione
Francese, decise di vendere il ducato nel
1796 al Re di Napoli ritirandosi a Roma
dove i suoi eredi fecero edificare lo
splendido palazzo nella zona di Via
Veneto, oggi sede dell'Ambasciata degli
Stati Uniti.
Il Castello dell'Isola assurse allora al ruolo
di Palazzo Reale e fu talvolta utilizzato da
Ferdinando IV. Purtroppo solo tre anni
più tardi, l'esercito francese di passaggio
per l'Isola dovendosi trasferire da Napoli
nel Lombardo-Veneto, avendo avuto
negato il passo e viceversa essendo stato
attaccato dalla guarnigione che era a
guardia dell'isola, assediò prima e
conquistò poi la cittadina mettendola a
ferro e a fuoco e facendo strage di tutta la
popolazione (12 maggio 1799).
Anche il Castello subì danni gravissimi che
dovettero sembrare allora irreparabili tanto
che il rudere fu ceduto in concessione agli
industriali Lambert e Mazzetti affinché ne
facessero un uso industriale.
Successivamente nel 1850 fu venduto a
Sig. Giuseppe Polsinelli che ne sviluppò
l'uso industriale trasformando gli
splendidi saloni in sale per la tessitura, la
filatura e la tintura della lana.
Nel 1924 il sito ormai in abbandono fu
acquistato dall'ing. Angelo Viscogliosi che
tornando dal Politecnico di Zurigo con in
tasca una laurea in Ingegneria Meccanica
aveva ben pensato di sfruttare il salto della
Cascata Verticale per ricavare energia
elettrica utile alla cartiera di famiglia posta a
meno di un chilometro di distanza.
A lui, che aveva intuito la primitiva
bellezza dei disadorni ambienti
industriali, si deve la rinascita del Castello
e della cappella di S.Maria delle firazie,
la reinvenzione dei giardini, e perfino il
salvataggio della Cascata Verticale, il cui
letto si stava praticamente sgretolando. I
figli e i nipoti di Angelo Viscogliosi
continuano la sua opera curando
manutenzione e restauri, conservando
l’uso residenziale del Castello, ed
aprendolo al godimento di studiosi e
visitatori, come anche la Cappella della
Madonna delle Grazie è aperta alla
devozione degli Isolani.